Scandalo a Bruges: Tolta l’immunità, scattano le manette per i vertici della diplomazia
Bruxelles – Federica Mogherini fermata a Bruxelles, e non è uno scherzo di cattivo gusto, è il caos totale nel cuore dell’Europa. L’ex Lady Pesc, quella che ci faceva la morale dai palchi più alti dell’Unione e che oggi fa la Rettrice al Collegio d’Europa, è finita nella rete della giustizia. Roba da matti. Le accuse fanno tremare i polsi: frode in appalti pubblici, corruzione, conflitto di interessi. Un disastro d’immagine che spazza via anni di retorica sulla trasparenza.
Non è caduta da sola. Con lei sono stati fermati Stefano Sannino, 65 anni, pezzo da novanta della diplomazia italiana ed ex segretario generale del Seae, e l’italo-belga Cesare Zegretti. Per portarli via hanno dovuto chiedere e ottenere la rimozione dell’immunità diplomatica. Capite la gravità? Non stiamo parlando di un divieto di sosta, qui si parla di aver giocato sporco con i soldi pubblici.
Federica Mogherini fermata a Bruxelles: La torta da 990mila euro
Il cuore nero di questa storia sono i soldi. Quasi un milione di euro (990mila, per essere precisi) stanziati dall’Unione per formare i “giovani diplomatici”. Balle. Secondo la Procura Europea (Eppo), che quando si muove fa male, la partita era truccata fin dall’inizio. Gli investigatori sospettano che il Collegio d’Europa a Bruges sapesse già come vincere il bando prima ancora che fosse pubblicato.
In pratica, i criteri di selezione sarebbero stati passati sottobanco. “Concorrenza sleale”, la chiamano i magistrati belgi. Noi la chiamiamo una vergogna. Mentre i cittadini tirano la cinghia, nei palazzi dorati di Bruges e Bruxelles si decideva a tavolino chi doveva prendersi il malloppo per i corsi post-universitari. Tutto questo sarebbe successo tra il 2021 e il 2022.
Perquisizioni e silenzi imbarazzanti
La polizia belga non ci è andata leggera. Hanno rivoltato come un calzino la sede del Seae a Bruxelles e gli uffici del Collegio a Bruges, pure le case private dei tre indagati. Cercano le prove di quel “do ut des” che puzza di vecchio, di favoritismi che speravamo di aver lasciato al secolo scorso.
Kaja Kallas, la nuova capa della diplomazia UE, si è affrettata a dire che l’inchiesta non riguarda la sua gestione. Comodo, eh? Si lavano le mani. Intanto il Collegio d’Europa manda le solite note stampa in cui dice di essere “pronto a collaborare”. E ci mancherebbe altro. La Commissione Europea tace: “Non commentiamo”. Certo, che devono dire davanti a un disastro simile?
Federica Mogherini, volto dell’Europa nel mondo, ora è il volto di uno scandalo che ci fa vergognare. La giustizia farà il suo corso, ma la fiducia è già morta e sepolta sotto un appalto truccato.






