Un enigma di 2000 anni: lo studio sui tessuti riapre il dibattito sulla data e sulle condizioni climatiche del 79 d.C.
POMPEI (Italia) – È un dettaglio che potrebbe riscrivere la cronaca degli ultimi istanti della città romana. Gli archeologi si sono posti a lungo una domanda apparentemente semplice ma dalle implicazioni complesse: perché gli abitanti di Pompei indossavano lana nel giorno dell’eruzione, se storicamente il disastro avvenne nel caldo torrido del 24 agosto?
Una recente analisi scientifica condotta su 14 dei famosi calchi in gesso delle vittime ha fornito nuove risposte. Presentata a fine novembre in un convegno archeologico vicino al sito, la ricerca ha rivelato che almeno quattro di queste vittime indossavano pesanti indumenti di lana al momento della morte. Questo dato stride con le temperature tipiche dell’estate nel sud Italia e ha generato due nuove, affascinanti teorie.
Il clima o la difesa: Perché gli abitanti di Pompei indossavano lana nel giorno dell’eruzione?
La scoperta ha diviso gli esperti in due scuole di pensiero. La prima ipotesi suggerisce che il meteo di quel fatidico giorno fosse insolitamente rigido, un’anomalia climatica che avrebbe spinto la popolazione a coprirsi. Questo si collegherebbe al dibattito mai sopito sulla data reale dell’eruzione: sebbene Plinio il Giovane indichi agosto, il ritrovamento di frutti autunnali (come melograni e noci) ha spesso fatto sospettare che il disastro sia avvenuto in autunno inoltrato.
Tuttavia, la maggioranza della comunità scientifica, che conferma la data di agosto basandosi sui testi storici, propende per la seconda ipotesi. La risposta al perché gli abitanti di Pompei indossavano lana nel giorno dell’eruzione risiederebbe nell’istinto di sopravvivenza: i cittadini, terrorizzati, avrebbero usato strati di lana spessa non per il freddo, ma come scudo disperato contro la pioggia di lapilli roventi, cenere calda e detriti che pioveva dal Vesuvio.
L’analisi dei tessuti spiega perché gli abitanti di Pompei indossavano lana nel giorno dell’eruzione
Al di là dell’emergenza vulcanica, c’è anche una spiegazione sociologica. Esperti della vita quotidiana nell’Impero Romano, come l’archeologo Peder Foss, sottolineano che la lana costituiva circa il 90% dei tessuti utilizzati all’epoca.
Era un materiale onnipresente, democratico e funzionale: garantiva isolamento termico anche se bagnato ed era molto più economico rispetto al lino raffinato, alla seta o al cotone, che erano appannaggio esclusivo delle élite. Pertanto, la presenza di questi indumenti offre uno spaccato realistico della moda romana, pur non risolvendo definitivamente il giallo climatico. L’unica certezza è che quel giorno, la lana fu l’ultima, inutile difesa contro la furia della natura.







