Notte fonda a Bruxelles: escono dalla caserma, ma il guaio è appena iniziato
Bruxelles – È stata una notte lunghissima nelle Fiandre. Federica Mogherini e Stefano Sannino rilasciati nella notte, intorno all’una, dopo ore di interrogatori che devono essere sembrati eterni. Sono liberi, sono tornati a casa, ma non tirate sospiri di sollievo. Questa storia puzza ancora di bruciato.
La Procura Europea (Eppo) è stata chiarissima: li hanno lasciati andare solo perché “non c’è pericolo di fuga”. Mica perché sono innocenti. Anzi. Le accuse sono rimaste lì, scolpite nella pietra: frode, corruzione, conflitto di interessi. Un macigno sulla carriera di tre pezzi grossi della diplomazia europea (con loro c’è anche Cesare Zegretti).
Indagati ufficialmente: Il cerchio si stringe
Adesso non si scherza più. I tre sono formalmente indagati. La polizia federale belga ha fatto il suo lavoro, ha verbalizzato tutto e li ha mandati a casa con un avviso di garanzia grande come una casa. L’inchiesta va avanti, e la sensazione è che siamo solo all’inizio del terremoto.
Se vi siete persi l’inizio di questo scandalo che sta facendo tremare i palazzi di vetro, leggete qui come tutto è cominciato ieri mattina: 👉 [LEGGI LA CRONACA DELLO SHOCK: Federica Mogherini fermata a Bruxelles per frode e corruzione]
La posizione di Sannino scotta
Per Stefano Sannino la situazione sembra ancora più complicata. Fonti ben informate dicono che l’Olaf (l’antifrode UE) gli sta addosso anche per altro. Si sospetta che, quando comandava al Seae, abbia spinto un po’ troppo per dare poltrone agli amici degli amici. L’Unione Europea non ci ha pensato due volte: gli ha tolto l’immunità sui beni e ha dato il via libera per frugare nei suoi telefoni e computer. Mamma mia. Quando Bruxelles scarica qualcuno, lo fa senza paracadute.
Il cuore della truffa: Sapere prima degli altri
Ricordiamolo, perché fa rabbia. Tutto ruota intorno all’Accademia diplomatica europea. L’accusa è che il Collegio d’Europa (guidato dalla Mogherini) sapesse le regole del bando prima ancora che uscisse. Un vantaggio sleale, un “aiutino” da un milione di euro. Alle 7.30 di martedì gli agenti in borghese sono entrati nel “ministero degli esteri” della UE come in un film. Hanno portato via tutto.
Ora Mogherini e Sannino sono liberi di muoversi, ma con l’etichetta di “indagati” appiccicata addosso. E a Bruxelles, dove l’immagine è tutto, questo pesa più delle manette.





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