BRASILIA – Un vero e proprio terremoto politico scuote nuovamente il Sudamerica. In Brasile:arrestato l’ex presidente Bolsonaro: la notizia è stata confermata questo sabato (22), segnando un punto di non ritorno nella complessa vicenda giudiziaria del leader del PL.
L’ordine è partito direttamente dal ministro della Corte Suprema, Alexandre de Moraes. Non si tratta ancora dell’esecuzione della pena definitiva, ma di una misura di custodia cautelare preventiva. Le motivazioni sono stringenti: il magistrato ha ritenuto concreto e immediato il rischio di fuga, aggravato da una minaccia all’ordine pubblico.
Perché ora? Il retroscena della violazione
La decisione di revocare gli arresti domiciliari e trasferire Bolsonaro in una struttura di polizia non è stata casuale. Gli investigatori hanno messo sul tavolo prove schiaccianti: è stata rilevata una violazione del braccialetto elettronico che l’ex presidente era tenuto a indossare.
A far precipitare la situazione è stata anche la strategia politica della famiglia. La veglia pubblica convocata dal figlio, il senatore Flávio Bolsonaro, è stata interpretata dalla magistratura non come un atto di solidarietà, ma come una manovra diversiva. Il timore delle autorità era che il tumulto generato dalla folla potesse essere utilizzato come copertura per facilitare la fuga dell’ex capo di Stato prima della sentenza definitiva sul tentativo di colpo di Stato.
Bolsonaro arrestato: vedi domande e risposte
Per capire la portata storica di questo evento, abbiamo analizzato i punti chiave della vicenda giuridica che sta tenendo il Brasile col fiato sospeso.
1. Cosa succede adesso nell’immediato?
Bolsonaro non andrà direttamente in carcere comune. La procedura prevede un passaggio fondamentale: l’udienza di custodia. In questa sede, la difesa dell’ex presidente si confronterà con la Procura Generale della Repubblica per valutare la legalità delle modalità d’arresto. Parallelamente, la decisione “monocratica” del ministro Moraes sarà sottoposta al vaglio collegiale della Prima Turma del Supremo Tribunale Federale (STF) tramite giudizio elettronico.
2. Qual è la differenza tra la situazione attuale e quella precedente?
Fino a venerdì, Bolsonaro si trovava in regime di arresti domiciliari (iniziati ad agosto). Era confinato nella sua residenza, senza accesso a telefoni cellulari e sorvegliato a vista. Oggi lo scenario cambia drasticamente:
Prigione Preventiva: È quella attuale. Bolsonaro è stato trasferito in un’unità di polizia per un tempo indeterminato (la legge prevede una revisione ogni 90 giorni).
Esecuzione della pena: sarà la fase successiva. Inizierà solo al termine definitivo del processo sulla trama golpista.
3. Bolsonaro sta già scontando la condanna?
No. È fondamentale distinguere tra misura cautelare ed esecuzione della pena. Attualmente, la privazione della libertà serve a proteggere l’integrità del processo e impedire la fuga. L’espiazione della condanna vera e propria inizierà solo dopo che la sentenza sarà passata in giudicato, ovvero quando non ci saranno più possibilità di ricorso.
Lo scenario futuro: 27 anni di carcere
L’orizzonte giudiziario per Jair Bolsonaro appare estremamente cupo. Gli analisti prevedono che le possibilità di ricorso si esauriranno nei prossimi giorni.
Quando la condanna della Prima Turma diventerà definitiva, il Supremo dichiarerà il “transito in giudicato”. A quel punto, verrà emesso un nuovo mandato, questa volta per l’esecuzione penale definitiva. L’ex presidente dovrà scontare una pena severissima: 27 anni e 3 mesi di reclusione in regime chiuso, all’interno di un penitenziario statale.
Nota: L’ex presidente era stato visto lasciare l’ospedale di Brasilia il 14 settembre 2025 (come riportato da foto d’archivio Reuters), ma la sua libertà di movimento è ora totalmente azzerata.







