USA vogliono deportare migranti in Libia, ma l’intervento urgente di un giudice ha impedito un’espulsione che avrebbe violato i diritti fondamentali.
Ore drammatiche in Texas, dove 13 migranti detenuti in un centro federale stavano per essere deportati verso la Libia, in apparente violazione di un ordine giudiziario esistente. Secondo quanto rivelato dalla rete americana NBC News, l’episodio si è consumato nella notte: i migranti – provenienti da Vietnam, Filippine, Laos e Messico – sono stati svegliati alle 2:30 del mattino da guardie armate, ammanettati e trasportati in una base militare.
Lì sono rimasti in attesa, accanto a un aereo che non ha mai decollato, grazie all’intervento d’urgenza del giudice federale Brian Murphy. Quest’ultimo ha ribadito che ogni tentativo di deportazione verso un Paese terzo – in questo caso la Libia – è illegittimo se non preceduto da una corretta procedura legale.
L’episodio conferma che gli USA vogliono deportare migranti in Libia, nonostante le denunce internazionali e i pericoli noti in quel territorio. La Libia, infatti, secondo le Nazioni Unite, è teatro di gravi violazioni contro i migranti: detenzioni arbitrarie, violenze, abusi sessuali e torture. Il Dipartimento di Stato americano stesso la classifica tra i Paesi da evitare per “terrorismo, conflitti armati e instabilità”.
Gli avvocati dei detenuti hanno parlato apertamente di pressioni psicologiche: alcuni migranti hanno ricevuto documenti da firmare in lingue che non comprendono. Il legale Tien Nguyen, che rappresenta un cittadino vietnamita, ha dichiarato che il suo assistito è stato messo in isolamento per aver rifiutato la firma.
“Quando sentono nomi come Libia, Ruanda o Salvador, si bloccano dalla paura. Non sanno nulla di questi Paesi, se non le storie orribili che hanno sentito raccontare”, ha detto Nguyen.
Nel frattempo, sia il governo di Tripoli che le autorità dell’est del Paese hanno negato qualsiasi accordo con Washington sull’accoglienza di migranti espulsi dagli Stati Uniti, definendo ogni ipotesi simile un “grave attacco alla sovranità libica”.
Questa vicenda accende ancora una volta i riflettori sulla vulnerabilità dei migranti e sulla necessità di garantire loro giustizia e trasparenza. Per molti, la salvezza è appesa a un giudice sveglio nel cuore della notte.
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