in

Killer in fuga a Milano: accoltellato un collega

Killer in fuga Milano, esterno Hotel Berna con volto del sospetto

Killer in fuga Milano: è allarme sicurezza dopo l’aggressione avvenuta sabato mattina. Un detenuto ha accoltellato un collega davanti a un hotel.


Chi è il killer in fuga a Milano

È caccia a Emanuele De Maria, 35 anni, detenuto in permesso lavoro. Sabato 10 maggio ha accoltellato un collega davanti all’hotel Berna, nel pieno centro di Milano, e si è dato alla fuga. La notizia ha subito generato allarme: si parla di un killer in fuga a Milano con precedenti per omicidio.

Il killer in fuga Milano ha già ucciso

De Maria ha alle spalle un omicidio commesso nel 2016. La vittima era Oumaima Rache, 23 anni, uccisa in un hotel di Castel Volturno. Dopo l’arresto e l’estradizione dalla Germania, era stato assegnato al carcere di Bollate, da cui usciva ogni giorno per lavoro. La sua attuale fuga lo riporta sulle prime pagine come killer in fuga Milano.

L’allarme è scattato prima dell’aggressione

Venerdì pomeriggio De Maria non si è presentato in servizio e non ha fatto rientro in carcere. Dopo poche ore, ha aggredito un collega all’alba di sabato. Le forze dell’ordine hanno immediatamente diramato un avviso per un killer in fuga a Milano, considerato altamente pericoloso.

Le immagini potrebbero incastrare il killer in fuga Milano

Le telecamere dell’hotel e delle strade adiacenti sono ora al vaglio degli investigatori. La priorità è fermare il killer in fuga Milano prima che possa colpire ancora. Il barista aggredito è ancora ricoverato in condizioni critiche.

Una collega scomparsa: altro mistero nel caso del killer in fuga

Un elemento inquietante è la sparizione di una dipendente dello stesso hotel, Arachchilage Dona Chamila Wijesuriya, 50 anni. Non si hanno sue notizie da venerdì, proprio in coincidenza con la fuga di De Maria. Questo legame rafforza l’ipotesi che dietro il gesto del killer in fuga Milano possa esserci un piano più ampio.


La mia opinione personale

Il caso del killer in fuga a Milano, Emanuele De Maria, è inquietante sotto molti aspetti. Un uomo già condannato per l’omicidio brutale di una ragazza di 23 anni – Oumaima Rache – è ora ricercato per un altro crimine efferato: ha accoltellato un collega davanti a un hotel e poi si è dileguato. Ma non è tutto: una seconda collega, Arachchilage Dona Chamila Wijesuriya, cittadina italiana originaria dello Sri Lanka, è sparita nel nulla, e si teme il peggio.

Il profilo dell’aggressore ricorda un personaggio da film: un serial killer freddo, calcolatore, mimetizzato nella vita normale. Come è possibile che un uomo con questi precedenti riceva permessi lavorativi in una struttura ricettiva frequentata da clienti e personale ignaro del suo passato?

E poi ci sono domande scomode ma legittime:
👉 Perché le sue vittime finora sembrano tutte straniere?
👉 Com’è possibile che un assassino sia stato condannato a solo 14 anni, e ne esca con permessi giornalieri dopo appena 7 o 8 anni?
👉 Chi ha autorizzato tutto questo, e con quale criterio?

Credo che il punto più critico sia questo: la fiducia nel reinserimento non può superare il confine della sicurezza pubblica. Qui parliamo di vite reali, di lavoratori e famiglie che ora vivono nell’incertezza o nella paura. Serve una revisione urgente del sistema di permessi e reinserimento per detenuti per reati gravi, e serve trasparenza sulle responsabilità di chi ha firmato queste concessioni.

Se davvero dovessimo scoprire che anche la collega scomparsa è stata vittima di questo individuo, non si potrà più parlare di errore: sarà stata una catastrofe annunciata.

Written by Bourbiza Mohamed

Bourbiza Mohamed è giornalista per Euro News Agency e fondatore del sito Notizie Essenziali.
Segue da anni la politica italiana, la cronaca nazionale e i diritti umani con un approccio critico, umano e indipendente.
I suoi articoli mirano a restituire al lettore una visione chiara dei fatti, al di là della propaganda e del rumore mediatico.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

GIPHY App Key not set. Please check settings

Migranti in Texas pronti alla deportazione in Libia, fermi sulla pista sotto scorta

USA vogliono deportare migranti in Libia, ma interviene un giudice