“È diventato normale.”
Una frase che ci scivola via dalle labbra con un’amarezza difficile da misurare. Come se stessimo cercando di convincerci che il dolore può essere routine. Che il massacro quotidiano, se ripetuto abbastanza a lungo, smette di scuotere le coscienze.
È diventato normale sentire ogni giorno della morte di decine di palestinesi. Normale vedere i coloni israeliani appropriarsi di terreni che non appartengono loro, costruendo insediamenti come se la terra non avesse memoria.
È diventato normale che le bombe cadano su ospedali e scuole, offerte in dono da chi si proclama portatore di democrazia e libertà. Normale che una donna palestinese pianga davanti alle macerie della propria casa, avendo perso tutto: marito, figli, vita.
È diventato normale vedere bambini che fanno la fila per ore per un pezzo di pane. Bambini che non mettono piede in una scuola da anni. È diventato normale che intere famiglie vengano spinte, ogni giorno, verso campi profughi sempre più affollati, sempre più provvisori.
È diventato normale ascoltare, senza sussulti, parole come “trasferimento forzato”, “progetto immobiliare”, “soluzione finale per Gaza”. Normale che un ex presidente parli della Striscia come se fosse un lotto da vendere all’asta, mentre chi ci vive viene considerato un ostacolo da rimuovere.
È diventato normale che ministri del governo israeliano parlino senza vergogna di fame, di espulsione, di sterminio.
Ma io mi chiedo: dov’è la voce dell’Occidente?
Dov’è quella democrazia che si fa vanto di proteggere i diritti umani? Perché l’Ucraina riceve armi, fondi, attenzioni e indignazione internazionale, mentre i palestinesi ricevono silenzio, bombe e sabbia nelle tasche?
L’umanità ha forse una prima e una seconda classe, come nei voli aerei?
Esistono popoli degni di vivere… e altri che devono morire in silenzio?
No.
Non può, non deve essere così.
Non è normale. Non lo sarà mai.
E noi non ci abitueremo mai all’ingiustizia, alla violenza, alla complicità mascherata da neutralità.
Questo è l’Holocausto Palestinese.
Un genocidio lento, sistematico, documentato minuto per minuto sotto gli occhi del mondo. Ma a differenza di altri olocausti della storia, qui non c’è memoria condivisa, né giustizia internazionale. C’è solo normalizzazione. La tragedia palestinese non è più emergenza: è routine. È il prezzo che un popolo paga per voler restare sulla propria terra.
Secondo il Palestinian Central Bureau of Statistics, dal 1948 a oggi, circa 134.000 palestinesi e arabi sono stati uccisi sia all’interno che all’esterno della Palestina. Anadolu Ajansı+1Anadolu Ajansı+1
Questa cifra comprende le vittime di numerosi conflitti, tra cui:
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La Nakba del 1948, durante la quale oltre 15.000 palestinesi furono uccisi e più di 700.000 furono sfollati.
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La guerra del 1982 in Libano, che causò la morte di oltre 19.000 palestinesi e libanesi.The Guardian
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Le Intifade: la prima (1987–1993) e la seconda (2000–2005), con migliaia di vittime palestinesi.
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I conflitti a Gaza: tra il 2008 e il 2021, diverse offensive israeliane hanno provocato la morte di migliaia di palestinesi.
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L’attuale guerra a Gaza, iniziata il 7 ottobre 2023, ha causato la morte di oltre 65.000 palestinesi, tra cui più di 15.944 bambini e 10.849 donne. Anadolu Ajansı
Questi numeri rappresentano una tragica testimonianza delle sofferenze subite dal popolo palestinese nel corso di oltre sette decenni di conflitto.
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